Scrivetemi

Se avete bisogno di ulteriori informazioni, scrivetemi…

44 risposte a Scrivetemi

  1. Buongiorno
    nell’ambito della festa del 1 maggio che ogni anno organizziamo presso la nostra sede a Cernusco sul Naviglio ( MI) quest’anno altre al tema del lavoro inseriamo sempre argomenti che hanno a che fare con nuovi stili di vita : quest’anno è l’anno dei legumi ( fao) cib ci piacerebbe averla come ospite nel pomeriggio magari per racconatrci un po dei legumi al tempo della bibbia è nostro ospite naturalemnete e potremmo anche acquistare qualche suo libro .
    attendo uno suo riscontro
    Parmendola Giuseppe
    presidente circolo acli cernusco sul naviglio
    3351237368

    se vuole puo conttatrmi

  2. WilliamDues scrive:

    Thanks a lot for the article post. Cool. Kazmierczak

  3. Calogero Sorce scrive:

    Egregio Dott. Frison, La saluto cordialmente.

    Mi scusi se la disturbo, mi chiamo Calogero Sorce e sono un pastore evangelico che vive e svolge il proprio ministero Genova.

    La contatto per farle i miei più sinceri complimenti per lo splendido lavoro che sto leggendo, intitolato “Le piante nella Bibbia” 8suddiviso in 3 file… almeno credo).

    Sto notando la cura e la dovizia di particolari con i quali ha redatto questa opera per la diffusione sul web e volevo chiedereLe il permesso di utilizzarla per alcuni dei miei studi personali e comunitari.

    Mi piacerebbe davvero conoscerLa, e imparare altro da Lei, visto la grande conoscenza di questa bella materia (specialmente nella sua applicazione biblica) ripetendo di persona l’apprezzamento qui anticipato.

    Mi scusi ancora per il disturbo, e grazie per il tempo dedicatomi.

    Cordialmente,
    Calogero Sorce
    328.97.29.567

  4. Luis vengua scrive:

    Sr. Giusepe Frison
    La saluto cordialmente.
    Su ariculo e multo interesante
    Io le felicito io vivo en Montevido Uruguay

  5. GIAN PIERO PIREDDA scrive:

    Gentilissimo,
    considerata la sua straordinaria conoscenza del pioppo le chiedo cortesemente un consiglio pratico per la definitiva eliminazione delle piantine di pioppo che in seguito all’abbattimento di diverse grandi piante, avvenuta 3 anni fa, stanno proliferando incessantemente fino ad infestare un oliveto adiacente.
    Volendo evitare l’uso di disinfestanti chimici per ovvie ragioni di rispetto ambientale, tipicamente il glyphosate, e non potendo intervenire con opportuni mezzi agricoli per l’eradicazione delle piantine, visto che sarebbe di pregiudizio anche per gli ulivi, le chiedo se esistono metodi alternativi.
    La ringrazio per l’attenzione e per i consigli che vorrà dispensarmi.
    Saluti.
    Gian Piero Piredda

    • Giuseppe Frison scrive:

      Buon giorno Signor Gian Piero,
      rispondo volentieri alle sue domande, anche se mi avrebbe facilitato il compito mandandomi qualche fotografia, ma penso di potermela cavare lo stesso. Dice che non vuole usare il diserbante e fa benissimo; dice di non aver mezzi agricoli per estirpare i ricacci con le radici per cui l’alternativa è quella di provocare la morte degli apparati radicali per esaurimento, lasciandoli marcire sul posto. Per ottenere questo risultato deve tagliare tutti i ricacci , a livello del suolo o poco sopra, con l’attrezzo più adatto a seconda delle dimensioni (motosega, accetta, forbici da potatore, veda lei) e poi intervenire quando i nuovi germogli sono ancora molto teneri (alti cm 20-30), in questo caso può intervenire con un decespugliatore. L’operazione di soppressione dei germogli va ripetuta diverse volte, fino all’esaurimento delle radici. Se comincia nei prossimi giorni nell’autunno prossimo avrà quasi sicuramente raggiunto il risultato sperato. Spero di essergli stato utile e la saluto cordialmente
      Mi tenga informato
      Giuseppe frison

  6. paola rolando scrive:

    Buongiorno, ricercando sul web mi sono imbattuta sulla sua persona ed ho letto la sua alta specializzazione sulla materia.
    Sono alla ricerca di Populus Alba clone Villafranca e Salix Alba clone Levante.
    Vorrei avere un suo parere su queste due varietà e dove poterle acquistare in quantità.
    Mi farebbe piacere ricevere un suo contatto.
    I miei riferimenti sono: paola@paolarolando.it
    grazie mille per la disponibilità
    complimenti per il suo splendido lavoro
    a presto
    paola

    • Giuseppe Frison scrive:

      Buon giorno Signora Paola,
      prima di tutto grazie per avermi scritto e per i complimenti. Il mio parere glielo posso dare sul pioppo bianco , clone Villafranca, che è stato selezionato dall’Istituto di Sperimentazione per la Pioppicoltura a Casale Monferrato, dove io ho lavorato per oltre un trentennio (sono pensionato da oltre un ventennio), giudizio altamente positivo. Credo di aver descritto questo clone nella prima Nota del mio lavoro pubblicato nel mio sito ( http://www.giuseppefrison.it ) dal titolo: Origine e caratteristiche dei principali cloni di pioppo. Non ho invece informazioni sul clone Levante di salice bianco. Per quanto riguarda dove poter acquistare piantine dei succitati cloni le suggerisco di rivolgersi alla Direzione del
      CFL/CREA . Centro di Ricerca Foreste e Legno con Sede a Casale Monferrato (AL) (ex-Istituto di Sperimentazione per la Pioppicoltura)
      Strada Frassineto 35 – 15033 Casale Monferrato (AL) Italy Tel: +39 0142 330900 – Fax: +39 0142 55580 Posta elettronica: fl@crea.gov.it
      Spero di essere stato esauriente.
      La saluto cordialmente
      Giuseppe Frison

  7. Andrea Tieghi scrive:

    Buongiorno, le chiedo info per la gestione delle radici dei pioppi. Al mio confine del giardino c’è una fila di pioppi (molto alti). Ho un problema con le radici. In primavera mi hanno rifatto l’impianto di irrigazione del giardino e hanno tagliato delle radici dei pioppi che ho al confine. Io ho un giardino di 40 mq e a fianco una casetta in legno con tettoia e delle mattonelle autobloccanti. Nell’ultimo mese mi si sono sollevati gli autobloccanti e in giardino mi sono spuntate delle piantine che hanno sollevato il prato. Questo potrebbero essere le radici tagliate dei pioppi che ora stanno buttando? Oppure sono le radici sempre dei pioppi ma non tagliate che stanno buttando. Cosa posso fare? Grazie e saluti

    • Giuseppe Frison scrive:

      Le radici dei pioppi sono sensibili all’umidità del suolo e certamente, nel suo caso, sono stimolate dall’irrigazione del suo terreno ad invaderlo; sono in particolare le radici che sono state mozzate ad essere spinte a formare nuove ramificazioni.
      Le distanze a cui devono essere posti a dimora gli alberi dal confine con la proprietà del vicino sono stabilite dagli usi locali o da specifici regolamenti comunali; in mancanza, valgono le norme previste dal codice civile. Questa è la prima cosa da accertare. Se nel suo caso le regole sono state rispettate può solo tentare degli accordi amichevoli con il proprietario degli alberi. Se invece le distanze sono minori di quelle stabilite dai vari regolamenti applicabili al suo caso, ha diritto di chiedere che vengano rispettati.

  8. Pietro scrive:

    Buongiorno, innanzitutto complimenti per tutte le Sue pubblicazioni; sul tema coltivazione del clone i-214 avrei due domande:
    1. perché nella messa a dimora in pieno campo si usano pioppelle al massimo due anni; ritiene che possa causare delle problematiche utilizzare del materiale di 3 anni?.
    2. In base alla sua esperienza, ci possono essere delle controindicazioni ad usare degli astoni R4/F2?. (piede di 4 anni col pollone di 2)ed
    Ringrazio anticipatamente, cordialità

    • Giuseppe Frison scrive:

      • Buon giorno , Sig. Pietro.Grazie per i complimenti.
      • Non mi ha detto in che zona opera Lei, ma presumo che coltivi i suoi pioppi in Piemonte. In passato, qui in Piemonte, soprattutto nel cuneese, si usava mettere a dimora anche pioppelle di tre anni di vivaio ma penso che il motivo principale fosse quello di utilizzare pioppelle invendute alla fine del secondo anno e, per non eliminarle, si decideva di coltivarle il vivaio anche per il terzo anno. E’ chiaro che con un anno in più in vivaio si hanno maggiori costi di produzione, si ottengono pioppelle di dimensioni considerevoli con conseguenze negative sulla movimentazione del materiale dal vivaio al campo destinato alla messa a dimora (estrazione delle piante dal terreno, potature, caricamento sui mezzi di trasporto, maggiore profondità delle buche, ecc.). L’ideale sarebbe quello di impiegare le pioppelle di un anno per vari motivi: prima di tutto perché con la stessa durata del turno non producono meno di quelle di due anni, poi consentono di ridurre i costi di produzione del materiale di impianto; le pioppelle di un anno sono più maneggevoli e di più facile trasporto. Il limite è che questa scelta non si può fare per tutti i cloni per via della maggiore ramificazione che verrà prodotta in pioppeto dalle pioppelle di un anno rispetto a quelle di due, caratteristica questa che impone un maggiore impegno nella potatura delle piante in pioppeto, con maggiori costi. Sotto questo aspetto per il clone I 214 sono da preferire le pioppelle di due anni di vivaio.
      • Per quanto riguarda il materiale R4/F2 dal punto di vista pratico, considerato che lo sviluppo dei ricacci di norma è notevole, si può ripetere, almeno in parte, il discorso fatto per le pioppelle di 3 anni. Va detto inoltre che con l’aumentare dell’età del materiale di impianto la sua capacità di attecchimento tende a diminuire, soprattutto se tale materiale non viene adeguatamente protetto dalla disidratazione nel periodo che intercorre dall’estirpamento dal vivaio alla messa a dimora in pioppeto.
      • Spero di aver risposto adeguatamente alle sue richieste; se ha ancora dei dubbi mi scriva di nuovo, precisandomi dove ha sede la sua azienda e se coltiva il vivaio anche per la vendita delle pioppelle o soltanto per usi propri.
      • Cordiali saluti
      • Giuseppe Frison

  9. FERNANDO MEUTI scrive:

    Egregio dott. Frison,
    la ringrazio e le faccio i complimenti per la pubblicazione delle visite ai siti dello Yukatan.
    Ci sono stato una volta in tour ma ora che sto tornando al mare ho scaricato i suoi articoli che ho trovato eccellenti.
    Grazie al suo splendido lavoro potrò apprezzare veramente i luoghi archeologici da lei descritti.
    Grazie infinite
    fernando meuti

    • Giuseppe Frison scrive:

      Grazie a Lei per i complimenti. Piacerebbe anche a me ritornare in quei posti ma ormai l’età mi suggerisce di accontentarmi di mete più a portata di mano. Cordiali saluti
      bepi Frison

  10. Paolo Spreafico scrive:

    Egr. Sig. Frison buongiorno,

    sono un semplice cittadino e vorrei cortesemente chiederle un parere su quello che penso sia un sostanziale disastro concepito oramai un paio di decenni fa nel comune di Peschiera Borromeo, dove risiedo, alle porte di Milano. E qui sarà sicuramente importante la sua conoscenza dei pioppi cipressini (presumo Populus Nigra varietà Italica, ma lascio a lei dire se esatta la varietà).
    In un viale, il progettista ha avuto la brillante idea di porre a dimora a destra ed a sinistra un filare di Pioppi Cipressini. Peccato che il “professionista” ha pensato di confinare alberi di alto fusto e con dimensioni notevoli ad età avanzata , all’interno di spazi angusti come quelli in fotografia. Le aiuole dove sono stati piantati hanno una larghezza di 1,50 mt. circa (scarsi), e le stesse sono delimitate internamente dalla strada ed esternamente da recinzioni da una parte e da una pista ciclabile dall’altra.

    Dopo pochi anni il primo risultato è stata la presenza di rami a livello guida automobilistica con la conseguente scarsa vibibilità al lato della carreggiata.Dalle fotografie si evince che per migliorare la visibilità, in alcune zone, sono stati tagliati tutti i rami per i primi 2/3 metri dal suolo.
    Con il passare degli anni, 10/15, il manto stradale, i cordoli, e la pista ciclabile hanno subito numerosi danni a causa di apparati radicali superficiali di notevoli dimensioni.
    Addirittura ho il sospetto, cosa già da noi successa, che in fase di costruzione, sia stato fatto un fondo stradale a base ciotoli e detriti e, successivamente, su questo fondo è stata posta un po’ di terra e quindi posizionati quelli che all’epoca erano probabilmente dei semplici astoni di 2 o tre anni. Da qui lo sviluppo superficiale delle radici?

    Questo è il passato. Oggi abbiamo un bellissimo viale alberato che è devastato nella sua struttura viaria; pista ciclabile inutilizzabile e manto stradale in più punti sconnesso. Inoltre, a seguito di fenomeni atmosferici che sembrano sempre più frequenti e violenti, lo scorso anno sono crollati tre o quattro di questi alberi, fortunatamente senza danni a cose o persone.
    A fronte di questo sembra che l’amministrazione pubblica voglia tagliare completamente i filari rifacendo il viale con costi onerosi e una attesa di decenni , prima che si crei un viale degno di questo nome.

    La domande:
    – secondo lei vi può essere qualche possibilità per salvare gli alberi di questo viale ?
    – una opera di potatura importante, acconpagnata al taglio dell’apparato radicale superficiale ed al rifacimento/ripristino di un terreno permeabile in prossimità dell’albero potrebbe stimolare la crescita di radici profonde?
    – da una generica osservazione, può vedere dalle fotografie, gli alberi sono in buone condizioni ed hanno una età relativamente giovane che penso sia dai 20 ai 25 anni

    Anticipatamente la ringrazio per un gradito suo eventuale parere.
    Le auguro buona giornata,

    Paolo Spreafico

    ps. come inviarle le fotografie? Il form accetta solo testo. Grazie

    • Giuseppe Frison scrive:

      Egregio Signor Paolo Spreafico,
      Le rispondo con ritardi, e me ne scuso, perché era diverso tempo che non guardavo il mio sito.
      Concordo sull’ opera di potatura importante; per il pioppo cipressino è consentita la potatura a sgamollo, intervento radicale con il quale si intende la soppressione totale dei rami a pochi cm dal tronco e dei cimali, operazione che non compromette , se non in misura ridotta e temporanea, l’aspetto estetico degli alberi mentre riduce gli spazi occupati dalla chioma , con effetti positivi sulla viabilità, e aumenta la stabilità delle piante. Si tratta di una forma di potatura straordinaria che potrà essere ripetuta periodicamente (ogni 4-5 anni).
      Non sono d’accordo sul taglio delle radici superficiali. Abbiamo a che fare con alberi di 20-25 anni, costretti a crescere in spazi angusti e su substrati pedologici molto disomogenei per caratteristiche fisiche e chimiche e per altri motivi (tipo quelli da Lei citati) e di conseguenza per disponibilità idriche e nutrizionale durante la stagione vegetativa, per cui si suppone che le piante abbiano sviluppato un apparato radicale asimmetrico, concentrandolo la dove le condizioni, in particolare di umidità del terreno, erano più favorevoli. Ormai l’apparato radicale presumo che sia quello definitivo e difficilmente modificabile. ,
      Le condizioni si salute degli alberi sono molto buone per cui vale la pena cercare di mantenerli..
      Buona giornata anche a Lei.
      Cordiali saluti
      Giuseppe Frison

      • Giuseppe Frison scrive:

        Egregio Signor Paolo Spreafico,
        Le rispondo con ritardi, e me ne scuso, perché era diverso tempo che non guardavo il mio sito.
        Concordo sull’ opera di potatura importante; per il pioppo cipressino è consentita la potatura a sgamollo, intervento radicale con il quale si intende la soppressione totale dei rami a pochi cm dal tronco e dei cimali, operazione che non compromette , se non in misura ridotta e temporanea, l’aspetto estetico degli alberi mentre riduce gli spazi occupati dalla chioma , con effetti positivi sulla viabilità, e aumenta la stabilità delle piante. Si tratta di una forma di potatura straordinaria che potrà essere ripetuta periodicamente (ogni 4-5 anni).
        Non sono d’accordo sul taglio delle radici superficiali. Abbiamo a che fare con alberi di 20-25 anni, costretti a crescere in spazi angusti e su substrati pedologici molto disomogenei per caratteristiche fisiche e chimiche e per altri motivi (tipo quelli da Lei citati) e di conseguenza per disponibilità idriche e nutrizionale durante la stagione vegetativa, per cui si suppone che le piante abbiano sviluppato un apparato radicale asimmetrico, concentrandolo la dove le condizioni, in particolare di umidità del terreno, erano più favorevoli. Ormai l’apparato radicale presumo che sia quello definitivo e difficilmente modificabile. ,
        Le condizioni si salute degli alberi sono molto buone per cui vale la pena cercare di mantenerli..
        Buona giornata anche a Lei.
        Cordiali saluti
        Giuseppe Frison

  11. Paolo Spreafico scrive:

    Per ora grazie molte della sua cortese valutazione .

    Paolo Spreafico

  12. Lucina Luchetti scrive:

    Buongiorno sig. Frison, ho avuto modo di consultare il suo sito, mi complimento per la chiarezza e competenza. Mi occupo di bonifiche nell’agenzia per la tutela dell’ambiente e tra le tecniche d’indagine utilizziamo il phitoscreening. Gli alberi che ci forniscono più risultati sono proprio i pioppi. Avrei piacere di confrontarmi con lei e chiederle dei consigli
    Un cordiale saluto

    • Giuseppe Frison scrive:

      Buon giorno gentile Signora Luchetti,
      Grazie per i complimenti e vada per un confronto virtuale.
      A presto
      Cordialità
      Giuseppe Frison

  13. Salvatore Messina scrive:

    Buongiorno dott. Frison, mi chiamo Salvatore Messina, gioisco nel dirle che sono un suo giovane collega agronomo che esercita la propria attività in Sicilia ed in particolare in provincia di Messina.
    La contatto in quanto in questo periodo sto approfondendo sulla coltivazione del pioppo, da noi non praticata a fini di produzione di biomassa e quindi in maniera intensiva.
    La finalità di tale interessamento è quella di valutare il pioppo ad uso fitodepurativo applicato alla gestione dei liquami zootecnici ed in particolare bovini in un’azienda di piccole dimensioni, traendo quindi diversi vantaggi dall’eventuale applicabilità di tale idea.
    Potremmo infatti gestire in maniera ottimale i reflui, evitando costi di spargimento sui terreni aziendali e naturalmente la loro complessa gestione nella distribuzione, dettata anche dalle stringenti normative, nonché produrre biomassa che potrebbe essere utilizzata come lettiera in stalla previa cippatura.
    Il punto cruciale è quello di capire se è possibile che tale coltura possa svilupparsi su una parcella di terreno opportunamente impermeabilizzata in modo da bypassare i limiti posti dalla normativa in tema di nutrienti e volumi di adacquamento.
    A tale scopo chiedevo un suo confronto al fine del dimensionamento dell’area, soprattutto in termini di sviluppo radicale ed esigenze di impianto, finalizzato al massimo sfruttamento di risorse in termini di fertirrigazione con i reflui, eventualmente anticipatamente trattati.
    Ho letto di qualcosa simile realizzato nel Parco delle Alpi Giulie.
    Infine posso chiederle dove reperire gli articoli pubblicati?
    Cordiali Saluti

    • Giuseppe Frison scrive:

      Buon giono Sig. Salvatore,
      ho trasmesso la sua richiesta di informazioni all’amico e collega Dott. Gianni Facciotto (gianni.facciotto@crea.gov.it ) dell’Istituto di Pioppicoltura (plf/CREA) che , sull’argomento in questine, è sicuramente molto più aggiornato di me. La ringrazio per la fiducia e le faccio tanti auguri.
      Cordialità
      Giuseppe Frison
      Grazie per la fiducia

    • Giuseppe Frison scrive:

      Questa è la risposta del mio collega Dott. Gianni Facciotto plf/CREA Casale Monferrato
      Gent.le dott Messina,
      Il dott Frison mio predecessore all’Istituto di Casale Monferrato (ora CREA – Foreste e Legno) e maestro per la coltivazione del pioppo, mi ha girato la sua richiesta riguardo alla fitodepurazione di reflui zootecnici con pioppo.
      Ci siamo occupati da circa 15 anni di fitodepurazione in ambiente controllato con pioppo in particolare per lo smaltimento dei reflui oleari nell’ambito di progetti diretti dall’ISRIM di Terni (Ente purtroppo non più esistente) . Più recentemente nell’ambito del progetto FAESI (Filiere AgroEnergetiche Sud Italia) del MIPAAF ci siamo occupati sia di fitodepurazione sia della coltivazione di cedui di pioppo ed altre specie nelle Regioni del Sud.
      In allegato troverà un lavoro sulla fertirrigazione con i reflui (in inglese) e una sintesi del lavoro (tratto da una relazione di progetto) fatto recentemente in Sicilia (utilizzando le acque in uscita da un depuratore) e in Sardegna dove vengono invece riutilizzate le acque reflue di un’azienda dell’Ente Forestas in ambiente confinato, sita in località isolata e non allacciata alla rete fognaria; acque che venivano disperse nell’ambiente con rischioinquinamento falde acquifere.
      Dal punto di vista tecnico la sua idea può essere realizzata, finalizzandola alla produzione di biomassa per uso energetico. Quello che dovrà valutare sono i costi economici (scavo, isolamento del suolo, sistema di ricircolo dei reflui nel suolo dove viene allevato il pioppo, ecc).
      Troverà anche una slide descrittiva dell’impianto, non in scala e con una pendenza esagerata.
      Per dimensionare l’area e soprattutto il serbatoio sottostante deve conoscere esattamente la quantità di refluo zootecnico e la piovosità annuale.
      Restando a disposizione per ulteriori informazioni porgo cordiali saluti.
      Gianni Facciotto

      Dott. Gianni FACCIOTTO
      Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA)
      Centro di ricerca Foreste e Legno
      Strada Frassineto 35
      15033 Casale Monferrato (AL)

  14. Salvatore Messina scrive:

    Buonasera dott. Frison, ho avuto modo di consultare e carpire dalle sue pubblicazioni, la sua grande conoscenza a riguardo della coltivazione del pioppo.
    Sono un agronomo della Provincia di Messina, ed ultimamente mi sto interessando sull’applicabilità della fitodepurazione in ambito zootecnico.
    In particolare avevo individuato il pioppo come specie da inserire in quest’ambito, realizzando una piccola laguna.
    Grazie anticipatamente per eventuali consigli e pareri che voglia darmi in merito.
    Cordialità

  15. Ezio Cislaghi scrive:

    Buona sera. Non la conosco di persona, i suoi trattati mi stati forniti da alcuni esperti dr (Chiarabaglio) nel centro sperimetale di Casale Monferrato. Noi abbiamo circa
    3ettari di terreno coltivato a pioppeto in provincia di Milano. pioppelle prodotte da noi con ausilio di agricoltori della zona, da cloni talee I214 prelevati a Casale. Nel ns. piccolo siamo riusciti a coltivare le talee necessarie per i nuovi impianti. A supporto ho sempre trovato persone propfessionali e disponibili. Nei suoi trattati apprezzo la scrupolosa e dettagliata descrizione della coltura, frutto di meticolose e sperimentazioni pluriennali. In primis però metto la sua frase che dedica a sua figlia…..per un genitore è tutto.

    • Giuseppe Frison scrive:

      Buon giorno Signor Cislaghi, la ringrazio di cuore per tutto quello che dice. Anch’io CONSIDERO IN PRIMIS i sentimenti; sul piano umano valgono più delle conoscenze tecniche e scientifiche. Le faccio tanti auguri di BUONA PASQUA.

  16. Bruno Contini scrive:

    Gentile Dottor Frison, innanzitutto volevo complimentarmi per tutti i contributi sul pioppo pubblicati su questo sito. Sono uno studente di Scienze forestali e i suoi articoli sono davvero di grande insegnamento. Di recente mi sono imbattuto in un pioppo cresciuto spontaneamente in una località golenale abbandonata nel comune di Arena Po, in Oltrepò pavese. Si tratta di un esemplare adulto, sicuramente un clone cresciuto spontaneamente e mi è venuta la curiosità di determinare quale clone sia (ammesso che non si sia ibridato). Ho provato a consultare le chiavi dicotomiche di Picco-Giorcelli-Castro disponibili in rete, ma mi trovo comunque in grande difficoltà. È una pianta dalla corteccia fessurata di colore rossiccio, foglie concolori più lunghe che larghe, la più grande è lunga 16 cm ma non so se più avanti ne spunteranno di maggiori, base cordata, forma deltoidea, margine con denti a uncino (credo). Picciolo glabro, giovani rami non lignificati verdi, foglie non sviluppate verdi/bronzo. Mi sembra che abbia due ghiandole nere. Ho scattato diverse foto, ma non so come accluderle in questo spazio. Ho pensato che possa essere un clone della serie I, ma ho escluso il più diffuso I-214 perché gli sono attribuite 4 ghiandole e rami apicali rossastri. Volevo sapere se potessi chiederle una consulenza per soddisfare questa mia curiosità, se c’è modo le invio anche il materiale fotografico.
    La ringrazio fin da ora della disponibilità
    Bruno Contini

    • Giuseppe Frison scrive:

      Ti rispondo nel testo
      Gentile Dottor Frison, innanzitutto volevo complimentarmi per tutti i contributi sul pioppo pubblicati su questo sito. Sono uno studente di Scienze forestali e i suoi articoli sono davvero di grande insegnamento.
      Risposta : Grazie per i complimenti.
      Di recente mi sono imbattuto in un pioppo cresciuto spontaneamente in una località golenale abbandonata nel comune di Arena Po, in Oltrepò pavese. Si tratta di un esemplare adulto, sicuramente un clone cresciuto spontaneamente
      Risposta: se è una pianta cresciuta spontaneamente è probabile che sia nata da seme e quindi non è un clone. Può diventare il capostipite di un clone se qualcuno si prende la briga di pendere dei rametti , fare delle talee , piantarle e allevare delle piantine. Queste piantine rappresenterebbero un nuovo clone.
      e mi è venuta la curiosità di determinare quale clone sia
      Risposta: Se è nato da seme è un individuo unico al mondo, che non appartiene a nessun clone esistente.
      (ammesso che non si sia ibridato
      Risposta: (quasi tutti i cloni esistenti sono ibridi, ottenuti per incrocio spontaneo o artificiale)).
      Ho provato a consultare le chiavi dicotomiche di Picco-Giorcelli-Castro disponibili in rete, ma mi trovo comunque in grande difficoltà.
      Risposta: Consultare le chiavi dicotomiche avrebbe senso se la pianta in questione derivasse da pioppella piantata da qualcuno e proveniente da un vivaio che alleva cloni commerciali iscritti al RNMB.
      È una pianta dalla corteccia fessurata di colore rossiccio, foglie concolori più lunghe che larghe, la più grande è lunga 16 cm ma non so se più avanti ne spunteranno di maggiori, base cordata, forma deltoidea, margine con denti a uncino (credo). Picciolo glabro, giovani rami non lignificati verdi, foglie non sviluppate verdi/bronzo. Mi sembra che abbia due ghiandole nere.
      Risposta: Queste caratteristiche morfologiche potrebbero aiutare se si potesse accertare che non è un albero cresciuto da seme ma che proviene da pioppelle di materiale certificato.
      Ho scattato diverse foto, ma non so come accluderle in questo spazio. Ho pensato che possa essere un clone della serie I, ma ho escluso il più diffuso I-214 perché gli sono attribuite 4 ghiandole e rami apicali rossastri. Volevo sapere se potessi chiederle una consulenza per soddisfare questa mia curiosità, se c’è modo le invio anche il materiale fotografico.
      Risposta: Se vuoi inviare delle foto mandale a questa mail . gi.frison@tiscalinet.it
      La ringrazio fin da ora della disponibilità
      Bruno Contin

      Risposta: Per cercare di distinguere una pianta derivata da seme (quindi nata spontaneamente) da una derivata da pioppella (quindi piantata da qualcuno) bisognerebbe esaminare l’apparato radicale: la pianta nata da seme forma un apparato radicale più fittonante mentre quella cresciuta da pioppelle ha radici con andamento più orizzontaleggiante e, spesso, si può notare , in fondo alla ceppaia le tracce della pioppelle (se l’impianto è stato piuttosto profondo).
      Una curiosità: quanti esami hai fatto, a che anno sei con gli studi universitari
      Auguri per i tuoi studi
      Cordialmente
      Giuseppe Frison

      • Giuseppe Frison scrive:

        Da: bruco1993@virgilio.it [mailto:bruco1993@virgilio.it]
        Inviato: sabato 3 luglio 2021 18:54
        A: Giuseppe Frison
        Oggetto: Re: I: Identificazione cloni

        Gentile Dottor Frison, grazie della determinazione e di tutti i chiarimenti. Sono contento di avere un’idea più precisa su quel pioppo! Volevo chiederle quali ragioni l’hanno fatta propendere per il tipo Deltoides anziché per il tipo Canadensis? Per la base della foglia piatta/cordata anziché cuneata? O ancora per le costolature suberose?
        Sì, faccio un po’ di fatica ma sono piuttosto motivato, e il suo esempio non può che farmi da sprone: negli ultimi anni ho scoperto una forte passione per gli alberi (tra l’altro sono originario del Pavese dove i pioppi non mancano di certo!).
        Confermo:sono iscritto all’Università di Torino
        Grazie ancora e cordiali saluti
        Bruno Contini
        Il 02 lug 2021 16:00, Giuseppe Frison ha scritto:
        Caro Contini, eccoti la mia risposta.
        La denominazione Populus × canadensis Moench , è stata fatta per convenzione allo scopo sbatterci dentro tutti gli ibridi tra il Pioppo nero europeo (Populus nigra L.) e il Pioppo nero americano (Populus deltoides). Se tieni presente che c’è molta variabilità sia nell’ambito del Populus nigra e sia del Populus deltoides, capirai che tra gli ibridi che da essi derivano la variabilità non ha limiti. Una volta questi ibridi andavano sotto il nome di pioppi canadesi, pioppi virgiliani, pioppi caroliniani, eccetera, a seconda della zona di provenienza. In un primo tempo questi ibridi sono stati indicati sotto il nome della specie convenzionale Populus x euroamericana (Dodie) Guinier. Oggi sono raggruppati nella specie convenzionale Populus x canadensis Maench per questioni di priorità nella attribuzione dei nomi. Come ho detto già, all’interno di questa specie c’è una variabilità enorme che va dal tipo nigra al tipo deltoides: Cloni di tipo canadese non ce ne uno solo, ce ne sono di diversi tipi: ad esempio “Canadese della Lomellina” (BL Costanzo, Pan, Cappa Bigliona, Mellone Carlo) (tra parentesi: questi cloni probabilmente sono diversi solo di nome, geneticamente sono la stessa cosa, lo stesso clone iscritto al RNMB più volte), altro gruppo è quello dei “Canadesi del mantovano”, ecc. , ecc. .
        Le chiavi dicotomiche prendono in considerazione le foglie e altre caratteristiche delle pioppelle in vivaio e valgono per identificare i cloni in vivaio, cioè per vedere se un vivaista sta coltivando un clone iscritto al RNMB, se ci sono contaminazioni o, addirittura, se sta spacciando un clone per un altro.
        Un suggerimento: se vuoi impratichirti nel riconoscimento dei cloni di pioppo prendi in considerazione alcuni cloni noti e studiane le caratteristiche fino ad avere non dico la certezza ma quasi di saperli riconoscere esaminandone le caratteristiche, ma sempre in vivaio.
        Spero di esserti stato utile.
        Buon studio e buon lavoro
        Saluti
        Giuseppe Frison

        Casale Monferrato 4 luglio 2021

  17. michele marzullo scrive:

    Buongiorno,
    la contatto da Sassuolo in provincia di Modena.
    Abito in un condominio nel cui cortile sono presenti circa 18 pioppi e abbiamo l’esigenza di capirne lo stato reale. Credo sia necessario il parere di un esperto.
    Lei sarebbe disponibile a fare un sopralluogo per una valutazione e nel caso a comunicarmi il compenso richiesto?

    La ringrazio per la disponibilità.
    Cordiali saluti.
    Michele Marzullo
    348 5192280

    • Giuseppe Frison scrive:

      Caro Marzullo,
      Sarei ben lieti di poter venire ma sono in attesa di farmi operare agli occhi (cataratta, il 7 ottobre )e quindi la mia vista non mi consente di guidare la macchina, per il momento (almeno spero), considerata anche l’età (86 anni suonati). Penso però di poterle dare un consiglio se mi manda delle fotografie. Il Vostro cortile deve essere piuttosto grande se ci stanno 18 pioppi; a proposito penso siano pioppi cipressine, vero? Oltre alle foto mi comunichi anche l’età delle piante (anno di messa a dimora), circonferenza del tronco a m 1,30 dal suolo e, se possibile anche l’altezza (sia pure approssimata, magari facendo riferimento ai palazzi vicini). Non si preoccupi dei costi per la consulenza. Sarà un piacere porvi dare qualche suggerimento, dritta…….
      Le foto me le mandi alla mia e-mail : gi.frison@tiscalinet.it
      In attesa
      Cordiali saluti

  18. Francesco Paonessa scrive:

    Egregio Signor Frison,
    avrei bisogno di un suo parere in relazione all’apparato radicale di un Popolus Alba che ho in giardino, la pianta dista circa dieci metri dal portico della casa, l’ho piantato una decina di anni fa, era una piantina recuperata vicino un corso d’acqua, è alto circa 15/18 metri con bel tronco, è una pianta magnifica.
    Purtroppo come ben saprà ha uno sviluppo radicale imponente, maggiore rispetto al Popolus Nigra e al Cipressino, he ho a dimora in altre parti del giardino. Fin’ora il problema è solamente estetico, innumerevoli riccacci, a centinaia in realtà, perlopiù in primavera, molti di essi hanno generato dei veri e propri ceppi, delle dimensioni di circa dieci, dodici centimetri di diametro, per due, tre di altezza, generalmente visibili nell’erba, sono nate svariate piantine anche a ridosso dello scalino del portico, questo fenomeno generalmente si interrompe quasi del tutto, con l’arrivo dell’estate.
    Come le anticipavo prima, fin’ora il problema è solamente estetico, ma so benissimo le dimensioni che può raggiungere un pioppo bianco, e mi chiedevo se con il passare del tempo, la cosa si intensificherà, a tal punto da diventare anche un problema a livello strutturale, ma anche solamente l’intensificarsi del problema estetico sarebbe oltremodo fastidioso, per questo volevo chiederle se l’unica soluzione è tagliare la pianta, cosa che col tempo porterebbe anche alla morte delle radici aeree, togliendo con frequenza i ricacci, o se posso tenerla.
    Io amo gli alberi e nel mio giardino ne ho molti, per me tagliare un albero è una cosa molto dolorosa, ciò non di meno se sarò costretto a farlo, lo farò.
    La ringrazio per la sua consulenza e le faccio i mie complimenti per l’enorme e interessante lavoro che ha svolto con queste magnifiche piante.

    • Giuseppe Frison scrive:

      Buon giorno Sig. Francesco Paonessa,
      mi scuserà se le rispondo in ritardo (con l’età arriva anche um po’ di pigrizia) e devo dirle non ho molti suggerimenti da darle. Il fenomeno della produzione primaverile di polloni radicali va affrontato eliminandoli quando sono ancora erbacei (circa 10 cm di altezza) un paio di volte in aprile e primi di maggio. Poi la pianta cessa di produrli. La prossima volta che decide di piantare un pioppo bianco chieda al vivaista una piantina del clone VILLAFRANCA, selezionato presso l’Itituto di Pioppicoltura a Casale Monferrato. Questo clone non ha la cattiva abitudine di formare polloni radicali e quindi non crea problemi da questo lato. Il pioppo bianco è un albero molto longevo e può raggiungere dimensioni considerevoli per cui in futuro , data la vicinanza agli edifici, potrebbe dare altri problemi. La sua pianta però ha appena 10 anni per cui penso che per altrettanti potrebbe godersela, cercando di tenere a bada i ricacci, nel modo che le ho detto.
      Cordiali saluti
      Giuseppe Frison

  19. Manu Arrastia scrive:

    Buenas tardes,
    Soy Ingeniero Técnico Forestal, pero sobre todo podador de chopos desde hace más de 20 años. En mis inicios, visité l’Istituto di Sperimentazione per la Pioppicultura en Casale Monferrato, con el Dr. Gianni Facciotto. También colegas en Poitou Carentes.
    En la actualidad estoy escribiendo un libro sobre poda de chopos y, casualmente, ha caido en mis manos su “NUOVO METODO DI POTATURA PER EL PIOPPO” y me ha sorprendio que, excepto en la época de poda, es muy similar a los criterios que estoy aplicando en estos momentos (casi 40 años más tarde), llegando a conclusiones muy parecidas (el título que tengo previsto es “NUEVO ITINERARIO TECNICO DE PODA EN CHOPERAS”).
    Me gustaría hacerle algunas preguntas sobre el método que propuso. El problema, y le pido disculpas por escribir en español, es el idioma, pero intento traducirlo con ayuda de progamas informáticos.
    Tiene mi correo electrónico, al cual puede contestar sin problema.
    Me alegra haber lleagado a conclusiones similares, lo que me idica que no voy mal me tranquiliza enormente, la pena es que no avancemos y se haya pasado este tiempo para llegar al lugar donde usted lo dejó.
    Atentamente y muy agrdecido por su publicación,
    Manu ARRASTIA

  20. Francesco scrive:

    Egregio Signor Frison,
    la ringrazio infinitamente per avermi risposto, purtroppo non sono stato bene, mi scuso per averla ringraziata così tardi, farò tesoro dei suoi preziosi consigli, e cercherò di godere della presenza di questa magnifica pianta il più possibile, sperando di non dover mai ricorrere al suo abbattimento.
    Mi rammarica il fatto che viviamo così lontani, mi avrebbe fatto un immenso piacere incontrarla di persona per poter parlare di alberi con lei. L’unica persona con cui parlavo di alberi era mio padre, con cui condividevo questa passione, ma purtroppo è venuto a mancare quest’anno.
    La saluto cordialmente
    Francesco Paonessa

    • Giuseppe Frison scrive:

      Sono contento che sia rimasto soddisfatto delle mia risposta e le garantisco che sarebbe piaciuto anche a me incontrarla ma l’età ormai avanzata, mi impedisce di viaggiare. Comunque resto sempre in compagnia dei miei amici alberi.
      Cordiali saluti
      Giuseppe

  21. MARCO SCALVINI scrive:

    Buongiorno Dott. Frison, per prima cosa complimenti per il grande lavoro svolto nella sua vita professionale oltre che par la grande disponibilità e generosità che ha mostrato realizzando questo portale.
    La contatto per approfondire alcune questioni legate alla difesa fitosanitaria dei pioppeti, dell’areale padano, come lei ben sa determinati aspetto pedoagronomici e soprattutto climatici favoriscono determinate avversità in particolare per gli insetti saperda maggiore, afide lanigero, agrillo e per quanto riguarda gli attacchi fungini la bronzatura del pioppo. Vorrei sapere un suo parere sull’eventuale presenza ed efficacia di eventuali metodi alternativi alla lotta chimica per il contenimento delle avversità precitate, l’attuale gamma di prodotti in commercio è purtroppo limitata e soggetta a continue revoche di principi attivi. In particolare vorrei sapere se è a conoscenza di esempi di monitoraggi eseguiti con trappole a feromoni o con l’utilizzo di insetti antagonisti.
    La ringrazio per il tempo che potrà dedicarmi

    • Giuseppe Frison scrive:

      Egregio Signor Scalvini
      Per rispondere alle sue domande in maniera adeguata ho interpellato i due bravi ex specialisti dell’Istituto di Sperimentazione per la Pioppicoltura di Casale Monferrato e cioè il Dott. Gianni Allegro (entomologo) e il Dott. Achille Giorcelli (fitopatologo), entrambi in pensione, il primo da alcuni anni ed il secondo da alcuni mesi. A proposito io lo sono dal 1994 e, quindi, avevo bisogno di …..aggiornamenti in materia, anche perché l’argomento di suo interesse esulava dal mio campo specifico di ricerca.
      Il Dott. Allegro Le ha già inviato ben 12 pubblicazioni, comprese alcune del Dott. Giorcelli, mentre l’amico Achille mi ha inviato una sintesi che ho apprezzato e che, ne sono sicuro, apprezzerà anche Lei. Le allego anche un’altra pubblicazione di Achille Giorcelli del 2019, nella quale, sono sicuro, troverà altre utili informazioni.
      Cordiali Saluti
      Giuseppe Frison

      Ecco la risposta del Dott. Achille Giorcelli.
      Ciao Giuseppe,
      la pensione è iniziata bene, anzi molto bene!!!!! Ho molto da fare a casa: mi sono messo con impegno a gestire e ristrutturare casa mia a Serralunga…….
      Ogni tanto passo in istituto a salutare gli amici e, qualche volta, anche ad aiutarli (per quanto di mia competenza, conoscenza e capacità!!!!).
      Per quanto riguarda la domanda del pioppicoltore:
      buona parte dei parassiti oggi sono gestibili se si usano i cosiddetti cloni a “maggior sostenibilità ambientale”. Sono circa 25 quelli iscritti con le caratteristiche di ‘sostenibilità ambientale’.
      Vale a dire: resistenti a Marssonina brunnea, Venturia populina, ruggini e afide lanigero.

      Peraltro:
      • negli ultimi anni Marssonina ha infierito in maniera modesta: minor superficie coltivata e una percentuale di cloni resistenti via via maggiore, che significa una bassa pressione di inoculo; estati piuttosto calde e asciutte, che sono condizioni poco favorevoli allo sviluppo del parassita;
      • la defogliazione primaverile non è più un problema sanitario da tempo;
      • Le ruggini colpiscono in estate i cloni più sensibili (I-214 oggi è piuttosto sensibile, ma per ora tollera….), con pericolo solo in caso di elevata intensità di attacco: Il danno maggiore non è la mancata crescita, ma la quantità di sostanze di riserva perse con la filloptosi estiva autunnale, situazione che si ripercuote immancabilmente sulla vegetazione dell’anno successivo che risulta tardiva e scarsa. Talvolta possono manifestarsi le macchie brune se alla filloptosi parassitaria si aggiunge quella da stress idrico;
      • L’afide ad oggi se non si usano cloni resistenti non è gestibile!!!!!
      Il problema sono i tarli (punteruolo e saperda) e l’agrilo/melanofila.
      Non si può parlare di resistenza genetica. È necessaria una accurata gestione agronomica:
      • per il punteruolo: scegliere materiale vivaistico esente che ci permette di evitare i trattamenti al primo anno sicuramente e il più delle volte anche quelli successivi;
      • per la saperda: monitorare (senza trappole) accuratamente le proprie piantagioni e intervenire tempestivamente in maniera localizzata;
      • per agrilo/melanofila: dedicare particolare attenzione alle giovani piantagioni evitando stress idrici……………….!! Qualcuno ha usato (devo dire apparentemente con successo), in ambienti con elevate infestazioni, shelters che possono servono da barriera…..DA VERIFICARE;
      • non sono a conoscenza di insetti antagonisti utilizzabili in per questi casi;
      La chimica ad oggi comunque non è possibile evitarla completamente, ma è possibile attuare una gestione “più sostenibile” sia per l’ambiente che per l’economia dell’azienda.
      Per ora mi fermo, ma tu devi sapere che di persona le cose si raccontano meglio e in maniera più approfondita.
      Quando vuoi/puoi possiamo vederci…
      Ciao neh Achille

  22. Valerio scrive:

    Gentile Dott. Frison,
    La contatto per alcune elucubrazioni al riguardo la propagazione di talee di pioppo in pieno campo.
    Io e la mia compagna stiamo montando un progetto agricolo nella Val Curone, zona Appenini Liguri, non molto distanti da Volpedo. Ispirati dall’agricoltura sintropica successionale creata da Ernst Gotsch in Brasile e Portogallo, siamo ora nell’intento di piantare una grande quantità di piante con interesse sia produttivo che di “supporto” (piante di biomassa per stimolare la vita del suolo, creare ombra e materia organica, etc) su un area di 1ha circa. Nella progettazione abbiamo deciso di creare delle interfile di “biomassa” con talee principalmente di salice e pioppo, selezionate da zone limitrofe al nostro terreno. In totale avremmo bisogno di circa 1200 talee, da propagare nelle prossime settimane. Piccola premessa: le talee (tipicamente rami di 1 anno, di lunghezza 30cm e larghezza 0,5-3cm) le stiamo conficcando nel terreno a mano, una ogni metro, a circa 20cm di profondità (piu in profondità il terreno é molto compatto), e tipicamente intorno ad ogni talea piantumiamo aglio/cipolla/fave per creare un consorzio benefico, poi ricopriamo con qualche manciata di letame maturo di cavallo e 5-10cm di cippato di ramaglie.
    Le domande che vorrei farle sono diverse, ma cercherò di riassumerle in pacchetti:

    1)Il nostro é un suolo limo-argilloso e profondo. É stato rippato e fresato in Ottobre, e poi seminato con erbaio polifita (come prima copertura del suolo). Ci troviamo ora, causa piogge scarse e semina tardiva, con un terreno relativamente secco (in superficie) e poco sciolto, con i germogli dell’erbaio che non superano i 5-10cm, quindi al momento con scarsa copertura. Siamo inoltre a 200mt dal fiume Curone. Leggendo i suoi studi mi é sembrato che il pioppo preferisca terreni piu sciolti e sabbiosi. Lei pensa che la propagazione si presterebbe anche al nostro suolo? Quali accortezze ci consiglierebbe di prendere per la piantumazione?
    2)La larghezza e lunghezza delle talee che stiamo effettuando vanno bene secondo lei? Nel caso contrario, talee di due anni hanno buon successo di radicamento? Consiglia di togliere i rami secondari dei rami di due anni, o lasciare comunque qualche gemma sui rami secondari?
    3) Immagino che nel nostro caso consigli di irrigare d’estate? Da quanto sappiamo non vi é presenza di falde superficiali, e l’andamento pluviometrico di questi ultimi anni lo conosce bene…

    Grazie per il suo lavoro di documentazione e condivisione del sapere per un argomento oggi più che mai importante.
    Cordialmente,
    Valerio Burlizzi
    (Progetto Agricolo sul nascere: AgroSelva)

    • Giuseppe Frison scrive:

      Buon giorno Signor Valerio Burlizzi,
      e’ la terza volta che provo a rispondere ma alla fine sparisce tutto quello che avevo scritto. Ci riprovo: tralascio la prima domanda che riguarda la scelta dei pioppo e del salice nel suo ambiente e rispondo alle sue domande sull’impianto delle talee.
      Le dimensioni delle talee vanno bene, potrebbero essere anche un poco più corte visto che non riesce a piantarle oltre i 20 cm di profondità. Può utilizzare anche talee da rami di due anni ma possibilmente privi di rami laterali. Prima di piantare le talee occorre reidratarle immergendole in acqua per almeno 5-6 giorni in modo di rivitalizzarle e facilitarne la radicazione e quindi l’attecchimento.
      Qual’è l’orientamento dei filari? per ridurre al minimo l’effetto negativo dell’ombreggiamento degli alberi una volta cresciuti i filare dovrebbero essere orientati in direzione nord-sud.
      L’irrigaZIONE IN ESTATE? DIPENDE DA QUANTO PIOVERà? E’ chiaro che l’ambiente non è il più adatto per le specie arboree che ha scelto.
      Mi deve scusare ma sono andato di fretta perché la moglie è stanca di aspettarmi …………..
      Cordiali saluti
      Giuseppe Frison

      • Valerio scrive:

        Buonasera Dott. Frison,
        Le scrivo per darle qualche aggiornamento sulla prima ondata di piantumazione di talee in pieno campo avvenuta a febbraio-marzo di quest anni. In tutto siamo riusciti a metterne giu circa 1000, tra gelsi (bianco e nero), salice viminalis e pioppi (bianco e nero). Tutte le talee sono state prelevate da zone vicine al nostro campo. possiamo apportare le seguenti conclusioni sul nostro campo:
        -gelso: il nero é stato in assoluto il più efficace tra i due, con un 50% di attecchimento. Dopo l attecchimento le talee si sono sviluppate molto bene in altezza, raggiungendo alcune 1m di altezza. Gelso bianco quasi 0% di attecchimento.
        -salice: hanno attecchitto il 95% delle talee, ma soffrendo terribilmente le ondate di calore in agosto si sono tutte seccate. La metà circa é ripartita alla base dopo la prima pioggia a fine agosto.
        -pioppo: il bianco ha resistito molto bene al caldo ma cresciuto poco. Fattore determinante é stato secondo me la dimensione delle talee, molte delle cuali erano piu piccole di quello che le avevo scritto ma non ero riuscito a trovare di meglio. Per il pioppo nero é stata una totale sorpresa ma hanno avuto un attecchimento quasi del 100% e la maggior parte é sopravvissuta all estate torrida e anzi ha continuato a crescere. La maggior parte delle talee di pioppo nero raggiungono ora 50-100cm di altezza. Tutte le talee di pioppo derivano da piante che ho tagliato sulla rive del torrente Curone vicino casa.

        Dettaglio non trascurabile: tutte le talee sono state irrigate, poco, ma comunque irrigate circa 0.5l ogni due settimane durante luglio e agosto.
        Grazie ancora per i suoi consigli che seguiremo nella propagazione 2024.
        Cordiali saluti,
        Valerio

  23. antonio caretta scrive:

    buona sera dott. Frison,
    in montagna (comune Monchio delle corti ad es provincia di Parma) a 800-1000 m altezza capita spesso di vedere pioppi spontanei imponenti. come mai nessuno, che io sappia, si occupa di pioppicoltura in montagna?
    cordiali saluti
    Antonio Caretta

    • Giuseppe Frison scrive:

      Buon giorno Signor Carretta,
      le rispondo invitandola a leggere i miei 3 articoli scritti ormai molti anni fa, insieme ai miei colleghi. Puo cercarli nel mio siti nella categoria 13: i titoli, all’incirca sono i seguenti: 1) Pioppicoltura in collina e in Montagna, 2) Pioppicoltura sulle colline del Monferrato; Pioppicoltura in terreni acidi, salsi e calcarei. Se , dopo aver letto questi articoli le rimangono dei dubbi, non esiti a scrivermi , manifestandomeli.
      Cordiali saluti
      Giuseppe Frison

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